Black Bullet – Capitolo 1-4

Capitolo 1 – L’agenzia di sicurezza civile Tendo
Parte 4

Il palazzo del governo era deserto dopo pranzo. Non appena Rentaro e Kisara si annunciarono all’entrata, furono condotti all’interno e da lì furono fatti salire in un ascensore pulitissimo. Di fronte a una stanza targata SALA RIUNIONI 1, il membro dello staff che li stava accompagnando si inchinò e andò via.
Aprendo la porta al posto di Kisara, Rentaro alzò la voce involontariamente. La stanza era molto più grande di quanto facesse credere quella piccola porta. Al centro c’era un lungo tavolo ellittico e il muro era ricoperto di pannelli elettroluminescenti. Il problema erano le persone che stavano lì dentro.
“Kisara, questo è…” iniziò lui.
“Non pensavo che fossimo stati gli unici ad essere chiamati,” disse Kisara, “ma non mi aspettavo che ci sarebbero stati così tanti invitati dello stesso settore.”
Persone che indossavano abiti su misura e che sembravano presidenti di agenzie siciv erano già sedute sui posti a loro assegnati e, dietro di loro, c’erano altri individui palesemente specializzati nel combattimento che stavano di guardia.
Nelle loro mani luccicavano delle armi in lega Varanium nere cromate. Erano sicuramente dei Promoter come Rentaro. Egli vide inoltre un certo numero di Initiator che avevano circa l’età di Enju vicino a loro.
Cosa cavolo sta per cominciare qua? Nell’istante in cui Rentaro entrò nella stanza, il chiacchericcio che la riempiva si fermò, e fu colpito da sguardi assetati di sangue.
“Woah, aspetta un attimo. Che problema c’è con la qualità degli ufficiali siciv di questi tempi? Ci sono bambini che giocano a fare i siciv ora? Forse avete sbagliato stanza. Se siete qui per una gita scolastica per gli studi sociali, dovreste andarvene ora.” Uno dei Promoter, mentre si stava dirigendo verso di loro, aveva parlato abbastanza forte da poter essere sentito.
Il petto minaccioso, simile a una lastra di ferro, era palesemente visibile anche attraverso la sua canottiera. I suoi capelli erano a punta come fossero fiamme e la sua bocca era coperta da una sciarpa con un teschio sopra. Gli occhi, che sembravano giudicare il valore di Rentaro, erano spalancati, con del bianco che si vedeva fra l’iride e la palpebra inferiore.
Aveva in mano quella che si poteva definire una spada bastarda, uno spadone lungo e spesso che sembrava pesare più di dieci chili. Ovviamente, era fatto di Varanium, quindi la lama era nera. Il magro Rentaro avrebbe avuto difficoltà ad agitare quell’enorme arma. Solo il fatto che il Promoter la tenesse senza alcuno sforzo rendeva chiaro che non era un uomo normale.
Rentaro raccolse il suo coraggio e si mise davanti a Kisara per proteggerla, ma all’uomo non piacque tutto ciò. “Sì?” disse lui minacciosamente.
“Chi diavolo sei?” disse Rentaro. “Se hai problemi con me, dimmi prima il tuo nome.”
“Che vuoi dire con, ‘Chi diavolo sei? Se hai problemi con me, dimmi prima il tuo nome’, ragazzino? Sei ovviamente un debole.”
“Le abilità degli ufficiali siciv non possono essere valutate dal loro aspetto fisico.”
“’Le abilità degli ufficiali siciv non possono essere valutate dal loro aspetto fisico’? Mi stai dando sui nervi. Voglio ammazzarti. Seriamente.” Il suo sguardo minaccioso e fastidioso fece tremare le ginocchia di Rentaro e delle gucce di sudore apparvero sulla sua fronte.
Cazzo, perché c’è un teppista come questo qui? Non voleva combattere in un posto simile. Mentre si guardava intorno chiedendosi per quale agenzia lavorasse quest’uomo, fu colpito bruscamente in volto. Rentaro, spintonato, inciampò all’indietro. L’istante successivo si rimise rapidamente in piedi, premendosi il volto con una mano.
L’aver ricevuto una testata in faccia lo rendeva più sorpreso che ferito. Allungò la mano verso la pistola X D nella sua cintura.
“Idiota,” disse l’uomo con disprezzo. “Cos’è che ti irrita tanto? Era solo un saluto.”
Intorno a loro c’erano delle risatine che sembravano prendersi gioco di lui.
Quel bastardo! pensò Rentaro.
“Satomi, non farti coinvolgere da gente come lui. Non dimenticarti perché siamo qui.”
“Ehi, stronza, cos’è che hai detto?”
“Basta così, Shogen!”
Il loro salvatore era un uomo seduto al tavolo, probabilmente il capo del Promoter.
“Aw, ma su, signor Mikajima!”
“Quando è troppo è troppo. Se ci sono spargimenti di sangue qua dentro, saremmo noi a finire nei guai. Se non vuoi seguire i miei ordini, allora vattene immediatamente!”
L’uomo chiamato Shogen sembrava stesse riflettendo su qualcosa e stette stranamente silenzioso per un momento. Poi se ne andò, con un insolente “Sissignore” e un’ultima occhiataccia a Rentaro.
Rentaro rilassò il suo corpo e sospirò profondamente. Quando lo fece, fu il capo dell’uomo ad approcciarli, con le mani aperte. Sembrava essere nella metà della trentina e aveva l’aria di un elitario.
Indossava un abito di Christian Dior, con un atteggiamento da intellettuale.
“Voi due,” disse l’uomo. “Mi dispiace per tutto ciò. È terribilmente irascibile.”
“Non riesce nemmeno a educare propriamente il suo cane?” disse Rentaro.
L’uomo non battè ciglio al commento maligno di Rentaro. “Mi dispiace davvero molto.”
“Ah sì? Beh, ci sono abituato, per cui va bene.” Era la verità. Fra i Promoter siciv, la cruda verità era che da una parte c’erano quelli attaccati al loro credo filosofico, dall’altra c’erano invece molti che volevano solo un posto per sfogarsi, o criminali che usavano la posizione come copertura.
L’uomo si girò a guardare Kisara. “È un piacere incontrare una persona così bella.”
“Oh cielo, che adulatore,” disse Kisara.
L’uomo non mostrava alcun segno di volersi rivolgere di nuovo verso Rentaro. Anche se sembrava calmo e composto nel suo abito costoso, aveva un’aria innervosita.
Kisara concluse la faccenda con un sorriso socievole e, abbastanza calma, si sedette su una sedia dallo schienale alto.
“Siamo nel posto più basso, uh?” disse Rentaro.
“Non possiamo farci niente,” disse Kisara. “In termini di forza, siamo i più bassi di rango.”
Guardandosi di nuovo intorno, Rentaro vide che quelli che erano stati invitati erano tutti grandi nomi che trasudavano bravura da tutti i pori.
“E allora perché delle mezze cartucce come noi sono qui?” Rentaro le bisbigliò nell’orecchio mentre guardava gli uomini di prima sedersi davanti a loro. “Inoltre, chi sono questi tizi?”
Kisara tirò fuori il biglietto da visita che si era scambiata prima con l’uomo, senza girarsi. C’era un marchio sul retro che diceva in lettere dorate, GUARDIA REALE MIKAJIMA, DIRETTORE RAPPRESENTATIVO, KAGEMOCHI MIKAJIMA.
Rentaro fece un piccolo lamento. Anche fra i contendenti più bravi, questo era un grosso nome che anche Rentaro aveva già sentito. Era una grande agenzia siciv che aveva molte coppie capaci. “Questo significa che quel Promoter è anche estremamente abile, uh?” disse lui.
“Qualcuno ha detto ‘Shogen’ prima, per cui probabilmente si tratta di Shogen Ikuma,” disse Kisara. “Il suo Rango IP è 1.584.”
“È sulle migliaia, uh?”
I Ranghi IP, regolati e pubblicati dalla Organizzazione Internazionale di Supervisione delle Initiator, erano classi basate sul numero di Gastrea sconfitti e sui risultati dei combattimenti. C’erano problemi con le differenze individuali in compatibilità, ma il rango assegnato dalla OISI era praticamente pensato come base per misurare la potenza di una coppia.
Rentaro si asciugò il sudore dei palmi sui pantaloni. Se quell’uomo prima gli avesse dato addosso in uno scatto d’ira, Rentaro sarebbe stato picchiato a sangue, senza alcun dubbio.
“Comunque, Satomi, ti ricordi il Rango IP assegnato a te e Enju?” disse Kisara.
“Non ricordo di preciso, ma… Intorno ai 120.000 e qualcosa, vero?” disse Rentaro. “Non ricordo il numero esatto, ma siamo più o meno lì.”
Kisara guardò in direzione di Rentaro e sospirò in modo affranto. “E quella corporazione ha delle coppie che sono ancora più forti di lui. Adorerei avere qualcuno di così forte nel mio ufficio. Anche se la mia Initiator è estremamente talentuosa, il mio Promoter è un idiota buono a nulla di rango più basso di me, ed è disperatamente debole, per giunta.”
Rentaro finse di non averla sentita, ma dentro il suo cuore, sentiva come se le parole di Kisara avessero colto nel segno.
La fama di una compagnia era direttamente collegata alla qualità dei suoi Initiator e Promoter. In altre parole, se un’agenzia era famosa, era perché aveva fra le proprie file un certo numero di coppie potenti. Enju era forte. Con un Promoter adeguato, sarebbe potuta probabilmente finire in un rango fra le migliaia. Se era bloccata nel mezzo dei 120.000, era naturale per il suo partner essere chiamato un incompetente.
Proprio in quel momento entrò nella stanza un uomo calvo con indosso un’uniforme. Tutti insieme, i presidenti delle compagnie nella stanza, inclusa Kisara, si alzarono, ma l’uomo li fece sedere con un gesto della mano. Era troppo lontano da Rentaro per fargli vedere la medaglia del rango, ma probabilmente era un membro delle forze di autodifesa.
“Il fatto che oggi abbiamo riunito qui voi ufficiali civili è perché abbiamo un lavoro per voi. Sentitevi liberi di considerarlo un lavoro dato dal governo.” L’uomo calvo sembrava aspettare qualcosa, visto che si era fermato un attimo, e si incupì guardandosi intorno. “Hmm, un assente, a quanto vedo.”
Ora che guardava meglio, Rentaro poteva vedere che l’unica sedia vuota era sei posti oltre di loro con una targhetta triangolare che diceva OSE FUTURE CORPORATION. Li aveva già incontrati sul lavoro. Il grasso presidente era accompagnato dal segretario smilzo che si occupava rapidamente di tutto quello di cui il presidente aveva bisogno. Sembravano un duo comico, in qualche modo. Rentaro si chiese cosa fosse successo loro.
“Prima di spiegare il contenuto del lavoro, se c’è qualcuno che non vuole saperne niente, per favore si alzi e lasci la stanza ora. Una volta che avete sentito di cosa si tratta, non potrete più tirarvi indietro.”
Rentaro sospirò dentro di sé. Che differenza c’era fra un lavoro che ti costringono a prendere e un compito che ti ordinano di fare? Si guardò intorno ma, come previsto, non una sola persona si alzò in piedi.
Il tavolo ellittico che non era proprio rotondo aveva oltre trenta persone intorno, includendo Kisara. Kisara, che veniva dritta dalla scuola e che indossava ancora la sua uniforme scolastica, risaltava subito all’occhio, ma lei stessa sembrava non curarsene. Dietro i presidenti delle compagnie c’erano i Promoter. I loro vestiti erano tutti un po’ bizzarri. C’era una donna vestita completamente di rosso, con una tuta dello stesso colore e persino capelli tinti di rosso, e un uomo alto e allampanato con bende sul volto che riportava alla mente le statue di Giacometti. Il pensiero ‘sto andando ad un palazzo del governo, quindi dovrei indossare vestiti formali’ non sembrava aver sfiorato nessuna delle loro menti.
Shogen Ikuma stava in piedi da solo con la schiena al muro.
Huh? Rentaro notò una ragazza che stava vicino a Shogen. Indossava un vestito spento dalle maniche lunghe con dei collant. Aveva dei grandi occhi luminosi, ma c’era una certa freddezza in essi.
Shogen aveva lasciato un’impressione così forte che Rentaro non la aveva notata fino ad allora, doveva trattarsi della sua compagna Initiator. In quel momento, i suoi occhi incontrarono quelli della ragazza. Rentaro distolse subito lo sguardo, ma riusciva a sentire che lei lo stava fissando. Dopo un po’, mosse solo gli occhi per guardare nella sua direzione, e notò che lei lo stava ancora guardando.
Non sapeva cosa stesse pensando, ma lei premette sul suo stomaco con le mani e guardò un po’ tristemente nella sua direzione. Inizialmente, Rentaro era preoccupato credendo che avesse mal di stomaco, ma realizzò presto che l’espressione della ragazzina significava ‘Ho fame’. Era una tipetta interessante per essere affiancata al forte Shogen.
“Molto bene, allora posso presumere che nessuno intende rifiutare il lavoro?”
L’uomo calvo sembrò enfatizzare questo punto guardando tutti in ordine. “Quindi,” disse, “riceverete la spiegazione da questa personalità,” e si ritirò.
Improvvisamente, sui grandi pannelli nel retro della stanza apparve la figura di una ragazza. “Buon pomeriggio a tutti.”
Kisara spalancò gli occhi, e si alzò in piedi con forza l’istante dopo. Quasi nello stesso momento, gli altri presidenti delle compagnie si alzarono in fretta.
Anche Rentaro guardava i pannelli, incredulo.
Vestiti bianchi candidi che la facevano sembrare ricoperta di neve e capelli argentati – era la Seitenshi, la governatrice dell’Area di Tokyo dopo la sconfitta del Giappone nella guerra. A una distanza né troppo lontana né troppo vicina c’era Kikunojo Tendo, che la seguiva come un’ombra. Sembrava come una diretta da una stanza in stile occidentale da qualche parte. Solo per un momento, gli occhi di Kisara e Kikunojo si incontrarono e volarono scintille. Conoscendo la rivalità fra loro, Rentaro ebbe paura.
La Seitenshi sedeva comodamente in una sedia in stile art nouveau di fattura delicata e, dietro di lei, si potevano vedere dipinti dall’aspetto costoso e un letto a baldacchino. Probabilmente era la sua stanza privata nel palazzo della Seitenshi.
Rentaro iniziò a sentire uno strano disagio all’improvvisa apparizione di una così grande autorità. Aveva la sensazione che fossero stati coinvolti in qualcosa di pericoloso.
“Mettetevi a vostro agio, tutti quanti,” disse la Seitenshi. “Ora vi spiegherò le circostanze.”
Non una sola persona si sedette.
“Detto questo,” continuò lei, “il lavoro in sé è estremamente semplice. Il lavoro che ho per tutti voi ufficiali civili è l’eliminazione del Gastrea-fonte che si è infiltrato nell’Area di Tokyo ieri e che ha infettato una persona. Inoltre, recuperate e mettete in sicurezza la valigetta che si pensa sia stata presa da questo Gastrea.”
Valigetta? pensò Rentaro.
Sulla lavagna elettroluminescente si aprì una finestra, e apparve una foto di una valigetta argentata di duralluminio. Il numero vicino ad essa era la ricompensa per il completamento del lavoro. Vedendo quella somma, l’aria ovviamente si riempì di stupore.
Mikajima alzò improvvisamente la mano. “Posso fare una domanda? Possiamo assumere che il Gastrea in questione o ha ingoiato la valigetta o è stata inglobata in esso?”
“È corretto,” disse la Seitenshi.
Essere “inglobati” si riferiva a un fenomeno che occorreva quando una vittima diventava un Gastrea, gli si strappavano vestiti e la pelle, e qualsiasi cosa la vittima indossasse sarebbe stata circondata dalla pelle del Gastrea e diventando parte di esso. Se ciò succedeva, l’unico modo di rimuoverla era sconfiggere prima di tutto il Gastrea.
“Il governo ha qualche informazione su forma, tipo e collocazione attuale del Gastrea?” disse Mikajima.
“Sfortunatamente, questi dettagli sono ancora sconosciuti,” disse la Seitenshi.
In seguito, Kisara alzò la mano. “Potrei chiedere cosa c’è nella valigetta che vorrebbe farci recuperare?” Nel trambusto che seguì la domanda, diventò chiaro che i presidenti delle agenzie intorno a loro erano agitati.
Inaspettatamente, sembrava che Kisara avesse chiesto quello che era nei pensieri di tutti.
“Oh? E lei sarebbe?”
“Il mio nome è Kisara Tendo.”
Un’espressione di leggera sorpresa attraversò il volto della Seitenshi. “Ho sentito parlare di lei… E comunque, la sua è una strana domanda, Presidente Tendo. Visto che riguarda la privacy del cliente, ovviamente, non posso rispondere.”
“Non riesco ad accettarlo. Se, secondo il senso comune, il Gastrea originale è dello stesso tipo della persona infettata, allora anche l’originale è un Modello Ragno. Qualcosa di quel livello potrebbe essere sconfitto solo dal mio Promoter.” Dopo aver finito di rivolgersi alla Seitenshi, si girò verso Rentaro con uno sguardo incerto e disse, “Forse…”
Che presidentessa sgarbata.
Kisara continuò. “La domanda è, perché un lavoro così facile è presentato in maniera così senza precedenti? E perché chiedere a tutti gli ufficiali civili di alto livello? Questo è quello che non capisco. Non è naturale, quindi mi rimane da assumere che il pericolo che merita una così grande ricompensa sta nel contenuto della valigetta, non è così?”
“Non c’è alcun bisogno per lei di saperlo, o no?” disse la Seitenshi.
“Forse no. Comunque, se lei insiste nel tenere le sue carte nascoste, allora ci ritireremo da questo caso.”
“Se ve ne andate ora, ci sarà una penale.”
“Sono preparata a questo. Non esporrò i miei impiegati al pericolo con una simile spiegazione insoddisfacente.”
Nel silenzio che seguì, Rentaro riflettè su quel risvolto inaspettato. Sul treno, Kisara aveva detto che non avrebbe potuto rifiutare un lavoro dal governo, ma-
Proprio mentre pensò che voleva dire qualcosa e aprì bocca, una risata acuta riempì improvvisamente la stanza.
“Chi è?” chiese la Seitenshi.
“Sono io.” Gli sguardi di tutti, incluso quello di Rentaro, andarono verso chi aveva parlato.
Rentaro fu stupito da ciò che vide.
Nel posto precedentemente vuoto del Presidente Ose, sedeva l’uomo misterioso con la maschera, cappello di seta e frac, con le gambe sul tavolo. I capi da entrambe le parti di fianco a lui furono così sorpresi della sua apparizione improvvisa che urlarono e caddero dalle sedie.
Rentaro sapeva chi fosse. Infatti- “Tu sei… Non è possibile…”
“Oof,” disse l’uomo, mentre piegava il corpo e saltava, stando in piedi sul tavolo con le scarpe indosso. I presidenti delle agenzie guardavano esterrefatti.
Una volta che l’uomo si mise al centro del tavolo, si confrontò con la Seitenshi.
“Mi dica il suo nome,” disse la Seitenshi.
“Oh, mi scusi.” L’uomo si tolse il cappello di seta e piegò il corpo a metà per inchinarsi. “Sono Hiruko. Kagetane Hiruko. È un piacere incontrarla, signorina-capo-di-stato-incompetente. Per farla breve, sono il suo nemico.”
I brividi che gli correvano lungo la schiena fecero estrarre la pistola a Rentaro. “T-tu…”
L’uomo che si era presentato come Kagetane girò violentemente il collo verso Rentaro. “Oh-ho, ti sei ripreso bene, Satomi? Mio caro amico.”
“Come sei arrivato qui?!” chiese Rentaro.
“Oh-ho, la risposta giusta alla tua domanda è: dalla porta principale, come tutti, suppongo. C’erano alcuni noiosi moscerini che continuavano a venirmi addosso, però, quindi ne ho uccisi un po’. Oh giusto, questa è l’occasione perfetta per presentarvi la mia Initiator. Kohina, vieni.”
“Sì, papino.”
Prima che si potessero girare a guardare, una ragazzina camminò fra Satomi e Kisara. Rentaro sentì drizzarsi i capelli dietro il collo. Da quanto era lì dietro?
Aveva i capelli corti e mossi e indossava un vestito nero molto decorato. Dalla lunghezza dei due foderi che attraversavano la sua schiena, probabilmente aveva due spade corte.
“Oh-issa,” disse lei alzando braccia e gambe e arrampicandosi sul tavolo con fatica, per andare a mettersi di fianco a Kagetane e inchinarsi, tenendo la gonna con le mani. “Sono Kohina Hiruko, ho dieci anni.”
“Lei è la mia Initiator e mia figlia,” disse Kagetane.
Initiator? Quest’uomo è un ufficiale siciv?
Kohina guardò lentamente a destra e a sinistra con un’espressione assonnata sul volto.
Poco dopo, strattonò la manica di Kagetane in modo gentile.
“Papino, mi guardano tutti. È imbarazzante, posso ucciderli? Inoltre, quel ragazzo ci sta puntando una pistola addosso. Posso ucciderlo?”
“Su, su,” disse Kagetane. “Non puoi ancora ucciderli. Abbi pazienza.”
“Aw, papino…”
Vedendo del sangue che gocciolava dal fodero sul fianco della ragazzina e creava una macchia sul tavolo, Rentaro rabbrividì. Continuando a tenere la pistola pronta, usò la sua mano libera per spostare Kisara dietro di lui. “Che cosa volete?” chiese lui.
“Sono venuto a salutarvi tutti, oggi,” disse Kagetane. “Volevo solo farvi sapere che anche io entro nella competizione.”
“Entrare in competizione? Di che stai parlando?”
“Sto dicendo che noi siamo quelli che prenderanno l’Eredità delle Sette Stelle.”
Nel momento in cui sentì quelle parole, la Seitenshi strinse gli occhi chiudendoli un attimo, rassegnata.
“L’Eredità delle Sette Stelle?” disse Rentaro. “Di che si tratta?”
“Oh? Eravate tutti pronti ad accettare questo lavoro senza sapere nulla, uh? Poverini. È ciò che si trova dentro la valigetta di duralluminio di cui parlavate.”
“Quindi, ieri, eri in quella stanza perché-“
“Esattamente. Ho seguito il Gastrea fonte nella stanza, ma quello che stavo cercando era scomparso da qualche parte e, mentre stavo lì, una squadra della polizia ha rotto la finestra ed è entrata. Mi hanno sorpreso, quindi ho finito per ucciderli quasi per sbaglio.” Dalla sua gola partì una profonda risata, mentre si teneva la maschera in volto.
Rentaro sentì odio per il Kagetane che rideva. “Bastardo…”
Kagetane allargò entrambe le braccia e si girò sul tavolo. “Signore e signori, riguardiamo le regole! Questa è una competizione per vedere chi riesce a trovare il Gastrea fonte e a mettere le mani sull’Eredità delle Sette Stelle per primo. L’Eredità delle Sette Stelle è sicuramente stata inglobata dal corpo del Gastrea, quindi tutto quello che dovete fare per averla è uccidere il Gastrea. Che ne dite di giocarci le vostre vite?”
“Non ce la faccio più a sentire le tue chiacchiere.” La voce smorzata veniva dall’altro lato del tavolo. Era Shogen Ikuma, con la sua spada bastarda e la sua sciarpa col teschio. “Parli troppo. In pratica, ci serve solo che tu crepi adesso, vero?”
Rentaro pensò che Shogen fosse scomparso, ma nell’istante successivo, si era fiondato verso il petto di Kagetane. Era veloce. “Ti ammazzerò.”
“Oh?” disse Kagetane, incuriosito.
Avvolto da un’improvvisa folata di vento, lo spadone si agitò come un tornado. Il suo letale tempismo era perfetto, non lasciava vie di scampo. Ma in quel momento fu respinto con uno stridio fragoroso e, nell’istante successivo lo spadone di Shogen volò in un’altra direzione.
“Cos…?” disse Shogen.
“Che peccato!” disse Kagetane.
Cos’è appena successo?
Era stato giusto un secondo, ma Rentaro aveva visto un bagliore bianco-bluastro fosforescente fra lo spadone di Shogen e Kagetane.
“Torna indietro, Shogen!” Con il singolo grido di Mikajima, Shogen capì immediatamente e si ritirò, schioccando la lingua.
Come se stessero aspettando quel momento, tutti i presidenti e i Promoter che si erano riuniti presero le loro pistole da autodifesa e spararono colpo su colpo. Rentaro sparò. Anche Kisara sparò.
Il suono assordante di colpi veniva da ogni direzione, a 360 gradi. Lo stridio fragoroso si ripetè, e questa volta il bagliore bianco-bluastro era chiaramente più visibile.
Era una barriera a cupola. Quando i proiettili colpivano la barriera, erano respinti in tutte le direzioni con un suono acuto. Il vetro dei mobili e dei quadri fu spazzato via, e il suono dei proiettili fu accompagnato dal grido di battaglia di qualcuno.
Anche Rentaro sparò con la sua pistola X D come un indemoniato, ma dopo un po’ esaurì le munizioni e dalla sua pistola spuntò il fermo del carrello, ormai tutti avevano finito le munizioni. Nello strano silenzio riempito dal pungente odore di fumo di polvere da sparo che seguì, si potevano sentire i lamenti di persone sfortunate qua e là che erano state colpite da proiettili vaganti.
“Non è possibile…” Rentaro inghiottì la sua saliva amara insieme a quella sensazione fuori dal mondo che stava provando.
In mezzo al tavolo crivellato di proiettili, l’uomo mascherato e la ragazzina guardarono intorno a loro. Tutte le persone di alto grado lì presenti erano immobili, come fossero paralizzate.
Kagetane allargò le braccia pacatamente. “È un campo di forza repulsivo. Lo chiamo Imaginary Gimmick.
“Una barriera…? Sei veramente umano?” disse Rentaro.
“Ti assicuro che sono umano. Tuttavia, per riuscire a generare tutto ciò, gran parte dei miei organi sono stati rimpiazzati da componenti di Varanium.”
“Componenti…”
“Fammi ripetere ancora chi sono, Satomi. Sono Kagetane Hiruko, ex membro delle Forze Orientali delle Forze di Autodifesa Terrestri, 787esima Unità Speciale Meccanizzata, del Progetto Creazione della Nuova Umanità.”
Mikajima spalancò gli occhi stupito. “L’unità speciale creata per contrastare i Gastrea durante la Guerra ai Gastrea…? Esiste davvero…?”
“Siete libero di crederci o no,” disse Kagetane. “Beh, cosa sto cercando di dire, Satomi? In pratica, non stavo affatto combattendo seriamente quella volta. Scusa.”
Kagetane andò silenziosamente di fronte a Rentaro e, come se stesse facendo uno spettacolo di magia, usò un panno bianco per coprirsi la mano, contò fino a tre e lo tirò via. Quando lo fece, apparve una scatola con un nastro rosso. Mettendola sul tavolo, Kagetane appoggiò una mano sulla spalla dello stupito Rentaro. “È un regalo per te,” disse lui. “E ora, è giunto il momento di separarci. Cadete nella disperazione, siciv. Il giorno dell’estinzione è vicino! Andiamo, Kohina.”
“Sì, Papino,” disse la ragazzina. I due camminarono con calma verso la finestra, la ruppero, e saltarono giù come se fosse completamente naturale.
Chiunque nella stanza, compreso Rentaro, non riuscì a muoversi per un po’.
Era la prima volta che Rentaro pensò che sarebbe potuto morire con uno sguardo. Per favore non vomitare, si disse mentre sopportava con tutta la sua forza la nausea che gli saliva dalle profondità dello stomaco.
Rentaro sobbalzò quando qualcuno improvvisamente appoggiò una mano sulla sua spalla. Girandosi, vide Kisara con un’espressione severa sul volto. “Satomi, esigo una spiegazione. Dove hai incontrato quest’uomo?”
“Be’…” esitò Rentaro.
Nel silenzio, Mikajima fu sopraffatto dalla rabbia e sbattè sul tavolo con i pugni. “Signor Tendo. Il Progetto Creazione della Nuova Umanità – ciò che ha detto quell’uomo è vero?”
“Non c’è bisogno di rispondere a questa domanda.” L’impassibile Kikunojo rispose immediatamente, con decisione.
Dopo esser piombati in un pesante silenzio, un uomo in stato di panico entrò improvvisamente nella sala riunioni. “È terribile. Il presidente è…!”
La voce acuta apparteneva al segretario smilzo che stava sempre col presidente Ose, che era assente dalla riunione. Era sconvolto, e le spalle gli pesavano addosso mentre ansimava e aveva gli occhi fuori dalle orbite. “Il presidente è stato ucciso a casa sua! Non si riesce a trovare la testa da nessuna parte!”
Lo sguardo di tutti andò alla scatola che era stata messa di fronte a Rentaro. Ogni lato della scatola era lungo trenta centimetri. Rentaro slegò il nastro con mani tremolanti e alzò il coperchio.
Dopo aver guardato per un po’, la richiuse lentamente.
Aveva incontrato l’uomo due o tre volte sul lavoro, ma in mezzo a così tanti ufficiali siciv assetati di sangue, era qualcuno che non smetteva mai di sorridere, quindi Rentaro ricordò che segretamente gli piaceva. Il suo pugno confuso tremò, era così pieno di rabbia che si sentiva stordito. “Quel bastardo…!”
“Silenzio!” Al chiaro richiamo della Seitenshi, Rentaro alzò lentamente il volto che era paralizzato in un’espressione di rabbia. “La situazione ha preso una piega abbastanza inaspettata. Tutti quanti, permettetemi di aggiungere una nuova condizione per completare il lavoro. Ottenete la valigetta prima che quell’uomo ci riesca. Se non lo fate, succederanno cose terribili.”
Kisara guardò male la Seitenshi. “Ci spiegherà cosa c’è nella valigetta, non è vero?”
La Seitenshi chiuse gli occhi e si morse leggermente il labbro. “Molto bene. Dentro la valigetta c’è l’Eredità delle Sette Stelle. Deve essere sigillata. Se usata da malintenzionati, potrebbe distruggere la barriera dei Monoliti e causare una Grande Estinzione nell’Area di Tokyo.”

Traduzione: Auros
Check: Misaka
Adattamento: Aletorty

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